Scopi

Foto 1 - Scopi
Un'immagine della commemorazione della Benedicta

Gli scopi dell’Associazione

Nel 1999 è sorto il Comitato per il recupero e la valorizzazione della Benedicta per iniziativa del Consiglio Regionale del Piemonte, della Provincia di Alessandria, dell’ Associazione nazionale Partigiani d’Italia, del Comune di Bosio, dell’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria, della Città di Ovada, della Comunità Montana Alta VaI Lemme e Alto Ovadese, del Parco Capanne di Marcarolo e dell’ Associazione Amici della Colma: il Comitato si prefiggeva lo scopo di promuovere la conoscenza, il recupero e la valorizzazione del sito storico che fu teatro dell’eccidio della Pasqua 1944.

Successivamente hanno aderito la Città di Alessandria, la Città di Novi Ligure, l’Associazione Nazionale ex deportati e l’Istituto del Nastro Azzurro; il Comitato ha provveduto a coordinare i lavori di pulitura, restauro e consolidamento dei ruderi del sito della Benedicta, minato dai nazifascisti nel corso del rastrellamento.

Nel novembre 2003 il Comitato si è trasformato in Associazione Memoria della Benedicta che si propone la gestione, la valorizzazione e la promozione della zona monumentale, destinandola ad attività culturali anche attraverso un centro di documentazione ed un museo.

Alla costituzione dell’ Associazione hanno partecipato la Provincia e la Città di Genova, le Comunità Montane Alta VaI Polcevera e Valli Stura e Orba; con tutti i Comuni limitrofi alle zone del rastrellamento e che hanno avuto caduti nell’eccidio, sono stati coinvolti anche l’Istituto Ligure per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea e le associazioni partigiane e degli ex deportati della Liguria.

La Benedicta può veramente rappresentare la storia secolare di queste valli e di questi monti e con l’eccidio del 7 aprile 1944 è diventata l’emblema della resistenza delle popolazioni dell’Appennino ligure-piemontese al nazifascismo.

L’Associazione Memoria della Benedicta si propone pertanto di costruire uno spazio idoneo, coperto e al riparo dalle intemperie per tutti coloro che intendono visitare la zona monumentale (Sacrario, Cappelletta, fosse comuni, ruderi e neviera) e di farsi promotore e organizzatore di queste visite.

Questi luoghi trasmettono un forte impatto emotivo, e proprio per questo è doveroso costruire in loco un ambiente idoneo dove poter sostare per documentarsi e approfondire le proprie conoscenze: trovare documenti, pubblicazioni, strumenti audiovisivi, testimonianze di protagonisti e personale preparato al servizio dei visitatori.

L’Associazione è consapevole che questo Centro non potrà essere aperto tutto l’anno per ragioni legate al clima del luogo, ed è perciò impegnata a dar vita ad una rete di centri e musei sul territorio delle Province di Alessandria e Genova partendo dall’esistente, facendo leva sulle singole specificità ma inserendole in un circuito che le valorizzi.

Questo percorso della memoria si fa concreto anche attraverso la riscoperta e la segnalazione dei sentieri che collegavano tra loro i vari distaccamenti partigiani e questi con la Benedicta; oppure, in un ricordo più dolente, ripercorrendo gli itinerari attraverso i quali, trainati dalle lese dei contadini, le salme dei Martiri della Benedicta vennero portate a valle e poterono ricevere, un anno dopo l’eccidio, sepoltura.

Bisogna renderli percorribili ed agibili per chi, parcheggiata l’auto, decide di conoscere meglio questo territorio con la calma riflessiva di un’ escursione. Non dimentichiamo che l’area monumentale della Benedicta è situata nel cuore di un Parco naturale, quello delle Capanne di Marcarolo: la visita, per i cittadini e soprattutto per le scuole, può quindi essere stimolata da interessi e suggestioni diverse e complementari, dalla storia secolare del territorio alle emergenze naturalistiche, dalla storia recente della presenza partigiana e dell’eccidio alle questioni legate alla tutela ambientale.

In questo senso per l’Associazione Memoria della Benedicta è stata fondamentale la partecipazione, tra il 2003 e il 2007, al progetto UE Interreg La memoria delle Alpi coordinato da Regione Piemonte e IEP di Grenoble che, partendo dalla cultura alpina e dalla storia della montagna piemontese ha realizzato, in raccordo con analoghi progetti in territorio francese (Vercors e Chartreuse) e svizzero (Cantone di Losanna), la ricostruzione delle vicende partigiane proprio attraverso la proposta di percorsi tematici ed escursioni supportate dalla creazione di centri di documentazione multimediali di interesse locale e internazionale. Il lavoro di valorizzazione è poi proseguito negli anni 2007-2013 con un analogo progetto Docup FESR (sempre finanziato dall’UE attraverso la Regione Piemonte) che ha portato al recupero della Cascina Pizzo e alla realizzazione del “Parco della Pace”.