Le cascine nascono come case sparse, legate a un’economia silvo-pastorale e successivamente perdurano con l’espansione del seminativo; originariamente sono piccole proprietà che nel corso del Settecento e dell’Ottocento venivano spesso accorpate a grandi proprietà e condotte in affitto a mezzadria. La cassina è un’antica parola per identificare le odierne cascine. La parola cassina deriva etimologicamente dal latino capsus che significa steccato di animali. In italiano tale parola è mutata in cassa fino a diventare cascina. Già nel latino medioevale la parola cassina identificava un complesso rurale in cui stalla, fienile e deposito per gli attrezzi erano disposti attorno a una primitiva corte. Il termine cascina ricorda lo strumento per fare il formaggio. Forse il locale era originariamente quello in cui veniva posta la mucca da latte. Successivamente tale termine ha cominciato ad indicare l’abitazione vera e propria.La cassina è un edificio funzionale destinato a fienile o a ricovero temporaneo e successivamente ad abitazione permanente. La singola cascina era solitamente collegata alla strada di fondovalle o al crinale. I nuclei familiari erano spesso indipendenti e non avevano bisogno di mettersi in comunicazione con altri gruppi. L’economia locale si basava storicamente sullo sfruttamento del legname.
La colonizzazione dei boschi dell’Ovadese risale al periodo tra il 1590 e il 1615. La tipologia edilizia della cascina di Capanne di Marcarolo è costituita da edifici di modeste dimensioni, di solito di due piani, con coperture spioventi e scala esterna da cui accedere in modo indipendente ai due livelli. L’organizzazione interna era tale da accogliere tutte le funzioni nello stesso organismo edilizio. Nel corso dei secoli nasce il modulo architettonico necessario all’alloggiamento degli ambienti rustici, quali: la stalla, il fienile e il magazzino. Nel XVI secolo gli elementi caratterizzanti l’unità abitativa a un modulo erano: la stalla, il fienile, la cucina e la camera da letto. Al piano terra erano concentrate tutte le attività ad eccezione del riposo. Verso la fine del XVIII secolo, l’unità abitativa è sempre più frequentemente a due moduli, per distinguere le attività di servizio e di lavoro rispetto alla dimora in senso stretto. Presso un modulo si trovavano la cucina e le camere da letto al piano superiore, nell’altro si concentravano le attività di servizio, cioè un ricovero per animali, un contenitore per le derrate e per gli attrezzi.
Le tipologie costruttive e i materiali impiegati
Le cascine a modulo unico, secondo l’antica impostazione, tipica del XVI secolo, sono rare. Gli unici esempi sono: cascina Nespolo e in parte cascina Astore. Le cascine a due corpi paralleli sono il tipo più diffuso. Vi troviamo nel parco di Capanne di Marcarolo diversi esempi tra cui: cascina Cornaglia e cascina Merigo. Un’altra tipologia costruttiva ricorrente nella zona è un’unità abitativa con l’aggiunta di un corpo di servizio, con la stalla e il magazzino al piano terra e il fienile al primo piano. Tra l’abitazione e il corpo di servizio si trovava spesso un’aia o un cortile. Un esempio di questa tipologia costruttiva è Cascina Moglioni, oggi Ecomuseo. La maggior parte delle cascine del Parco di Capanne di Marcarolo è di proprietà pubblica. Legno e pietra sono i materiali locali ricorrenti utilizzati per la costruzione delle cascine. Originariamente la manodopera era costituita dal contadino stesso che avrebbe abitato il rustico. Si assiste così alla riproduzione, attraverso i secoli, di tecniche di costruzione tradizionali semplici e l’utilizzo di materiali facilmente reperibili in natura, per abbattere i costi.
Elementi architettonici ricorrenti
La cascina si sviluppa sulla base di una cellula semi-rettangolare. Le dimensioni oscillano tra i 5 e i 7 metri per un lato, tra i 6 e i 10 metri dall’altro.
Di solito l’abitazione, su due piani, era costituita da: un tetto a capanna, un sottotetto praticabile, una muratura portante in pietra, solai in legno e presenza di tramezzi. La tradizione ligure traspare soprattutto grazie alla somiglianza delle abitazioni dell’Appennino rispetto alle case a pendio e a quelle di fascia.
La struttura portante dell’edificio è di 60 centimetri. In caso di restauro di queste costruzioni non servono, quindi, le catene. Di solito le aperture presenti sono di piccole dimensioni e sono frequenti archi e volte. Le scale esterne sono spesso in muratura e sono caratterizzate da una rampa e gradini in pietra. Le coperture sono solitamente a capanna, a due falde parallele, al lato maggiore della cascina e sono in grado di soddisfare pendenze di 40 gradi e più. La struttura portante delle coperture è realizzata a puntoni, detti cavali, che spesso poggiano sulla muratura e che sono collegati tra loro da una cerniera. Sui puntoni poggia tutta l’orditura della copertura che è composta da arcarecci orizzontali.