La manutenzione della memoria è onorare e, al tempo stesso, aggiornare una storia che, in realtà, non è ancora stata completamente e definitivamente scritta. E che, a cominciare dal numero delle vittime, dalle peculiari e complicate relazioni in seno allo stesso movimento partigiano protagonista di quella vicenda, del suo rapporto in relazione agli altri capitoli della Resistenza nella stessa macroarea territoriale, attende ancora piste di lettura e tesi interpretative in grado di arricchire la conoscenza degli eventi, di meglio mettere a fuoco le sfumature e le tensioni politiche, tattiche e persino umane che li attraversarono e condizionarono nel loro svolgimento.
Fare manutenzione della memoria vuol dire diffondere i racconti e accumularne di nuovi, vuol dire essere capaci di partire dagli archivi degli istituti storici, là dove le memorie sono conservate, per poi restituirle al mondo, dando alla Memoria della Benedicta l’immortalità che merita.
Mettersi alla continua ricerca di nuove fonti e testimonianze, socializzarle in tramite la rete e favorire nuovi collegamenti. A questo scopo l’arte diventa uno strumento necessario perché il racconto di ciò che accadde non sia retorico ma agendo sulle corde dell’anima, produca un sentimento collettivo.