Repetto Antonio

repetto antonio

Nato a Rossiglione, Genova, il 18 aprile 1926 di Andrea e di Maria Ravera, celibe, emigrato a Tagliolo Belforte il 27 marzo 1935 e successivamente a Rossiglione il 29 maggio 1940.

Alla cattura residente a Rossiglione.

Arrestato a Rossiglione.

Giunge a Mauthausen il 16 aprile 1944.

Primo numero di matricola 63825; mestiere dichiarato in KL contadino; classificato con la categoria Schutz.

Trasferito a Gusen (Mauthausen).

Deceduto a Gusen (Mauthausen) il 21 gennaio 1945.

 

Fonte: D’amico, Mantelli, Villari, I ribelli della Benedicta, percorsi, profili, biografie dei caduti e dei deportati, Archetipo libri 2011.

 

Fonte foto: archivio Anpi di Rossiglione

 

Muore, a causa di maltrattamenti, a Gusen (sotto campo di Mauthausen dove giunse il 16 aprile 1944) Repetto Antonio, figlio di Andrea, nato a il 18 aprile 1926. Di professione contadino e partigiano della 3° Brigata Liguria nella VI zona operativa, nella brigata aveva il compito di accompagnare i renitenti alla leva militare sui monti oltre la Colma, alla cascina Palazzo.

Lo arrestarono una sera durante il rastrellamento della Benedicta. Lui era da poco rientrato a casa, dove si trovavano anche suo padre Andrea, il partigiano “Rolla” della 413 Brigata SAP Mazzarello, e il partigiano  “Novembre” Ravera Gio Batta, responsabile militare del CNL rossiglionese. Quando i soldati tedeschi e repubblichini circondarono la casa, suo padre e “Novembre”, pensando di essere loro l’obiettivo di quel trambusto, andarono a nascondersi in un rifugio ricavato in una stanza sotto la legna da ardere. Ma quando i fascisti bussarono alla porta e chiesero se quella fosse l’abitazione di Repetto Antonio fu chiaro che avevano avuto una delazione precisa da qualche fascista locale. Mentre continuavano a bussare alla porta, intimando di aprire, nella casa scese il gelo e sua madre rimase impietrita. Fu allora che Antonio, che nel frattempo si era nascosto in una camera da letto, per impedire una accurata perquisizione della casa che avrebbe fatto arrestare non solo lui ma tutti, andò ad aprire e si consegnò. Non lo rividero mai più e passarono anni prima che riuscissero ad avere qualche notizia.

Nella seconda metà degli anni cinquanta, grazie ad un finanziamento della Croce Rossa Internazionale, si recarono in Germania un fratello, il sindaco di allora Mario Alberto Pastorino e altri due rossiglionesi alla ricerca di notizie. Dopo aver girato invano diversi campi arrivarono a Mauthausen e poi nel sottocampo di Gusen dove conobbero un ex internato italiano che lo aveva conosciuto e che confermò la sua morte. Al momento dell’arresto era solo un ragazzo, non aveva ancora compiuto 18 anni; dopo 9 mesi morì .

Così lo ricorda e lo racconta Lasagna Angelo, partigiano della III Brigata Liguria che, ricercato a Genova dalla questura nell’agosto 1943, fugge in montagna e, dopo aver dormito una notte in una cascina del paese, viene accompagnato alla cascina Palazzo: “ …arriva Toni, la guida, un ragazzo sveglio e veloce, oh! quanto è veloce. Al punto che faticavo a seguirlo. Via via salivamo, io sempre ansando, il ragazzo con semplicità, quasi scusandosi: “io devo fare presto, devo rientrare prima che sia buio altrimenti corro il rischio di essere fermato dalla pattuglia”. Leggermente distanziato, sempre ansimando, lo vedo fermarsi, si volta con le mani raccolte a imbuto, urla! “coraggio, simo in vetta, ora è tutta discesa fino al Palazzo”. Al che, disfatto e senza fiato, borbotto “meno male”. Mi fa un cenno di incitamento con la testa e sorride. Dopo un’ora buona di discesa a rompicollo per un sentiero caprino, con frequenti ruzzoloni, arriviamo al Palazzo in casa di Giovanni e della sua famiglia, gradevole tappa e punto di transito ai vari distaccamenti. Il ragazzo che mi ha guidato nel lontano 1943, si chiamava Antonio Repetto ma per la sua famiglia e coetanei era Toni. A distanza di anni dal suo sacrificio, mi piace ricordarlo vivace, allegro, carico di entusiasmo quando nel porgermi la mano per salutarmi gli dissi: “ciao Toni, ci rivediamo presto”. Un delatore si era premurato di denunciarlo; deportato, non è più tornato, come tanti altri.”

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Fonte bibliografica e foto: archivio Anpi di Rossiglione