La mia corsa a tappe (n. 63783 a Mauthausen)

Foto 1 - La mia corsa a tappe (n. 63783 a Mauthausen)
Ennio Odino, La mia corsa a tappe, Recco (Ge), Le Mani, 2008

Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 1944 nazisti e fascisti iniziarono un imponente rastrellamento contro le bande partigiane dislocate nelle cascine delle Capanne di Marcarolo, sull’Appennino al confine tra le province di Alessandria e Genova, presso l’antico monastero della Benedicta oggi centro di un grande progetto di valorizzazione.
Di quel drammatico episodio sono qui raccolte le memorie di un sopravvissuto alla fucilazione e poi al campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, con il successivo ritorno a casa e il reinserimento, fino a ricoprire il ruolo di alto funzionario delle Istituzioni europee a Bruxelles.
Una testimonianza personale su una delle pagine più tragiche della Resistenza italiana.

Ennio Odino, La mia corsa a tappe (n. 63783 a Mauthausen)

Ennio Odino, deportato a Mauthausen con il numero 63783, corridore ciclista per passione, ha corso il “giro” della sua vita con alcune tappe alquanto rischiose e vissute in modo drammatico. Giovane resistente, entra a far parte della Brigata Autonoma Alessandria, dopo aver vissuto alcune esperienze antifasciste nell’ambiente genovese. Attivo collaboratore dell’omonimo cap. Odino della Brigata Autonoma Alessandria, si trova coinvolto nel rastrellamento della Benedicta; preso prigioniero e portato alla fucilazione, si salva per una fortuita coincidenza che gli consente di fuggire nella notte del 7 aprile. Ma la sua fuga durerà poco perché, ripreso dai soldati della repubblica di Salò, verrà deportato a Mauthausen dove resterà fino al maggio del 1945. La sua “corsa a tappe” non finisce lì perché, per motivi professionali (sarà funzionario della Comunità Europea) si impegnerà a viaggiare sempre, come dovere morale, perché la Resistenza sia ricordata. “La mia corsa a tappe” è il racconto della vita di Odino che si snoda da Genova alla Benedicta, da Novi Ligure a Mauthausen, a Bruxelles, per le varie scuole ed istituzioni europee per raccontare la tragedia della guerra, la strage della Benedicta, l’inferno dei campi di concentramento. Il suo è un continuo correre – come una corsa a tappe – per testimoniare a tutti, soprattutto ai giovani, i valori di pace, di giustizia e di libertà e per onorare la memoria di coloro che per quei valori hanno perso la vita.