Da alcuni mesi, le collaboratrici e i collaboratori hanno attivato un paziente e non semplice lavoro di recupero degli elementi biografici e, laddove possibile, iconografici di una parte consistente del partigianato che fu coinvolto nel rastrellamento nazifascista della Settimana Santa del 1944.
In particolare, per quella parte che, scampata alla furia delle esecuzioni disposte dalle truppe tedesche e messe concretamente in atto dai militi fascisti italiani, fu destinata alla deportazione verso il lager di Mauthausen e i suoi sottocampi. Dei circa 190 deportati giunti a destinazione, secondo quanto risulta dalle più aggiornate ricostruzioni, furono poco meno di 150 coloro che persero la vita a esito di quella tragica esperienza.
Quei deportati, catturati alla Benedicta, o nelle località ad essa più prossime, nel corso della medesima operazione militare, e deceduti a causa delle terribili condizioni dell’internamento, vanno certamente considerati anch’essi quale parte sostanziale di quel massacro. E tuttavia, il fatto che essi siano in qualche modo meno direttamente evocabili in quella sorta di via crucis laica che ogni anno si compie, tra la Cappelletta nei pressi della quale si svolsero le fucilazioni dei partigiani catturati e le fosse comuni dove i loro corpi furono in un primo momento gettati, rischia di spingere più sullo sfondo la memoria del loro martirio.
Da questa considerazione, qui riportata in modo sommario, è scaturita la decisione di procedere a un lavoro specialmente dedicato ai “deportati”, prendendo le mosse in vista del “Giorno della memoria 2025”, in occasione del quale abbiamo reso visibile sul nostro sito https://benedicta.org/deportati-benedicta/, i primi risultati di un lavoro che si è progressivamente arricchito, pur non potendosi certo ancora considerare chiuso.
Abbiamo voluto chiamare questo scavo biografico nella memoria collettiva di quella parte delle vittime della “Benedicta” che lasciarono la vita in un luogo da essa molto lontano, I volti della memoria: dalla Benedicta a Mauthausen. E abbiamo provato a scavare sotto le note, cruciali ma scarne, dei cognomi e dei nomi di quelle povere giovani vite spezzate, recuperando dove possibile i volti e gli elementi di un’esistenza che era ed è giusto provare a portare oltre i soli elementi registrati al momento della sua fine. Muovendo anche verso l’obiettivo ambizioso di restituire ai deportati un volto, pur sapendo che non sarà semplice farlo con tutti; e di allargare in un secondo tempo la stessa ambiziosa ricostruzione anche ai partigiani catturati durante il rastrellamento, e fucilati tra il 4 e l’11 aprile del 1944, o di lì a poco, al Turchino, nel maggio dello stesso anno.
Nel maturarsi di questa “ambizione”, cui stiamo tentando di dare le gambe di un vero e proprio progetto, si colloca l’incontro, intorno alla metà di aprile, con il pregevolissimo lavoro svolto da un gruppo di studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Ciampini- Boccardo” di Novi Ligure. I quali hanno affidato a un pregevole lavoro di ricostruzione storica, significativamente intitolato Dove è nata la Costituzione, il compito di ricostruire, tra l’altro, il profilo biografico e le immagini fotografiche di molti dei giovani partigiani caduti alla Benedicta (tratte da un più ampio progetto di digitalizzazione dei ritratti e schedatura biografica dei caduti del novese tra 1943 e 1945, allestito in collaborazione con la sede ANPI di Novi Ligure).
Questo casuale ma felicissimo incontro, tra un progetto maturato nell’ambito della nostra Associazione, e un incisivo progetto didattico, che è appena stato premiato nell’ambito della seconda annualità del concorso dedicato a Carla Nespolo, ci consente: da un lato di mettere a disposizione del pubblico un materiale che di per sé contiene informazioni utilissime ai fini della conoscenza di uno degli episodi cruciali della lotta di liberazione nel nostro territorio; dall’altro di tornare a sottolineare, in concreto, la rilevanza che l’attività didattica non solo ai fini della trasmissione della memoria, ma anche al lavoro della sua “manutenzione”.
Che passa anche per l’attività di ricostruzione e riproposizione svolta, certo, dagli specialisti della storiografia ma anche dai molti soggetti che intorno alla memoria tracciano i loro percorsi di acquisizione soggettiva di elementi destinati a nutrire la propria coscienza civile e/o il bagaglio delle conoscenze personali; o che, come nel caso degli studenti di un Istituto di Istruzione Superiore, svolgono la propria attività di acculturazione e formazione alla cittadinanza.
D’altronde, proprio la didattica è uno dei principali obiettivi che l’Associazione “Memoria della Benedicta” si è posta sin dai suoi primi passi. Se si fa eccezione per il periodo della pandemia da Covid-19, sono decine, ogni anno, le classi che salgono al Sacrario per immergersi in un’esperienza di apprendimento che tiene insieme il racconto del tragico eccidio perpetrato dai nazifascisti nell’aprile del 1944 e la prima presa di contatto con la storia di più lungo periodo dell’ambiente, dei luoghi e delle comunità che ne furono loro malgrado teatro. A questa fitta casistica di “esperienze didattiche sul campo”, occorre aggiungere i numerosi “interventi in classe”, condotti dai nostri operatori.
In coerenza con questo asse di lavoro, costitutivo della sua stessa esistenza, è parso perciò naturale alla nostra Associazione ospitare sul proprio sito internet il risultato di un lavoro originale e pregevole, sviluppato pienamente nell’ambito di un percorso scolastico e in grado anche di presentarsi tout court come un efficace strumento di comunicazione e trasmissione di informazioni verso quei cittadini che, magari prima di una visita alla “Benedicta”, volessero assumere elementi di conoscenza utili a meglio contestualizzare il loro percorso.
Infine, non posso non segnalare come questa operazione di inserimento sul nostro sito del lavoro dell’IIS “Ciampini-Boccardo”, sia resa possibile, oltreché dal lavoro delle studentesse e degli studenti, anche dalla cortese e generosa collaborazione degli insegnanti Maria Maddalena Lombardi, Massimo Pizzorno e Giulia Valenti, che ringrazio di cuore. Così come ringrazio l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Alessandria “Carlo Gilardenghi” (ISRAL), nelle persone del suo Presidente, Mariano Santaniello e della sua Direttrice, Antonella Ferraris, che ci hanno concesso la possibilità di utilizzare un materiale approdato alla premiazione per la seconda annualità del concorso dedicato a “Carla Nespolo”, di cui l’ISRAL stesso è stato promotore primario.
Daniele Borioli